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Tasse criptovalute in Italia: aliquota agevolata al 26% per le stablecoin in euro

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Scritto e revisionato da
Eleonora Spagnolo

20 ottobre 2025 16:39 CET
Affidabile
  • La bozza della Manovra 2026 introduce un'aliquota fiscale agevolata al 26% per le plusvalenze derivanti da stablecoin ancorate all'euro.
  • Questa tassazione di favore è un'eccezione rispetto all'aliquota ordinaria del 33%, che viene confermata per Bitcoin, Ethereum e altre criptovalute.
  • La bozza chiarisce inoltre che la semplice conversione tra euro e queste specifiche stablecoin-euro non fa scattare la tassazione.
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La bozza della Manovra 2026, appena varata dal Governo e ora in attesa di essere discussa e modificata dal Parlamento, conferma l’aumento dell’aliquota per le plusvalenze in criptovalute dal 26% al 33%, ma con un’importante eccezione: le stablecoin ancorate all’euro, che manterranno l’attuale aliquota al 26%.

È fondamentale ricordare che si tratta di una bozza: il testo dovrà passare l’esame del Parlamento e potrebbe cambiare radicalmente prima dell’approvazione finale entro fine anno.

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Tasse in criptovaluta, l’Italia agevola le stablecoin in euro

L’articolo 13 della bozza di Manovra appena varata dal Governo, interviene per modificare la legge dello scorso anno. La novità destinata a far discutere è contenuta nel primo comma dell’articolo 13. Il testo stabilisce che, a differenza della nuova aliquota ordinaria prevista al 33%, le plusvalenze generate da specifici token saranno tassate con un’aliquota agevolata al 26%.

Quali sono questi token? La legge è molto precisa, riferendosi alle stablecoin, ma non a tutte: il beneficio fiscale si applicherebbe solo ai “token di moneta elettronica denominati in euro”. Per rientrare in questa categoria, un token non solo deve avere il valore stabilmente ancorato all’euro ma le sue riserve devono essere “detenute integralmente in attività denominate in euro presso soggetti autorizzati nell’Unione europea”. In pratica, si tratta delle stablecoin in euro conformi al nuovo regolamento europeo MiCA, considerate più sicure e trasparenti.

La norma in bozza introduce anche un altro chiarimento fondamentale. Viene specificato che “Non costituisce realizzo di plusvalenza o minusvalenza la mera conversione tra euro e token di moneta elettronica denominati in euro”. Questo significa che l’azione di comprare una di queste stablecoin in euro pagando in euro, o l’azione di farsela rimborsare ricevendo euro, non è un evento su cui si pagano tasse. La tassazione al 26% si applicherà solo sui guadagni (plusvalenze) derivanti da altre operazioni, come lo scambio con altre criptovalute o eventuali interessi maturati.

La tassazione in criptovalute in Italia

Questa proposta, se confermata, cambierebbe di molto lo scenario fiscale per gli investitori italiani, introducendo un doppio binario. Fino ad oggi, la Legge di Bilancio 2023 aveva fissato un regime unico per le tasse in criptovalute in Italia: 26% sulle plusvalenze,, ma solo sulla parte che eccedeva i 2.000 euro di guadagni (o minusvalenze) realizzati nell’anno.

La bozza della Manovra 2026, stando alle informazioni attuali, conferma l’impostazione della Manovra 2025 elevando l’aliquota dal 26% al 33%. Questa impostazione colpisce asset digitali, come Bitcoin, Ethereum, NFT e tutte le altre stablecoin non in euro o non regolamentate.

In questo nuovo quadro, l’aliquota al 26% per le sole stablecoin ancorate all’euro non è più la norma, ma diventa un’eccezione, un vero e proprio incentivo fiscale. L’obiettivo politico è chiaro: scoraggiare la speculazione su asset volatili tassandoli di più (al 33%) e, allo stesso tempo, incoraggiare l’uso di strumenti di pagamento digitali (le stablecoin in euro conformi al MiCA) considerati più sicuri e allineati alle normative europee, mantenendo per loro una tassazione più bassa.

Si tratta di una strategia che mira a differenziare nettamente la finanza che probabilmente il governo considera “selvaggia”, da quella innovativa ma regolamentata. Del resto che il Governo voglia vederci chiaro sulle criptovalute è chiaro dal secondo comma dello stesso articolo 13 della bozza della Legge di Bilancio, dove viene istituito un “Tavolo permanente di controllo e vigilanza sulle criptoattività e la finanza innovativa”, che coinvolge varie istituzioni, e con vari compiti tra cui monitorare il settore ed elaborare indirizzi strategici.

Resta però l’incognita del dibattito parlamentare: le associazioni di settore e le forze politiche potrebbero dare battaglia nei prossimi mesi per modificare la Legge di Bilancio. L’aspetto della tassazione crypto è giudicata da molti eccessivamente punitiva per il settore, tale da scoraggiare gli investimenti. A BeInCrypto, il deputato di Fratelli d’Italia Marcello Coppo aveva confermato la volontà di lavorare per rivedere questa tassazione, tuttavia la direzione del suo stesso governo sembra chiara: le tasse restano, e anche elevate. 

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