Mentre gran parte del mondo attendeva con ansia l’inizio del processo di Sam Bankman-Fried, previsto per ottobre, mercoledì pomeriggio è arrivata la notizia che il processo potrebbe non iniziare prima del 2024.
Il giudice federale Louis Kaplan ha comunicato la sua sorprendente decisione di accogliere la richiesta degli avvocati della difesa di concedere al loro cliente più tempo per esaminare le prove a suo carico, come ha riferito la Reuters. Secondo quanto riportato, il giudice potrebbe addirittura riunire i procedimenti giudiziari in un processo combinato, che dovrebbe svolgersi nel marzo del prossimo anno.
Il “processo del secolo” di Sam Bankman-Fried rimandato?
Molti non vedevano l’ora che il processo iniziasse a ottobre, con Bankman-Fried alle prese con una serie di accuse che potrebbero portarlo in carcere per molti anni.
Nelle ultime settimane, l’ex imprenditore di criptovalute è stato praticamente ogni giorno sulle prime pagine dei giornali, per qualsiasi motivo, dalla presunta intimidazione dei testimoni alle lamentele per il fatto di dover vivere a pane e acqua durante la detenzione.
La cosiddetta intimidazione dei testimoni che ha portato Bankman-Fried in detenzione non era in realtà un crimine, insistono lui e i suoi avvocati. È solo il modo in cui la controparte nel suo caso altamente controverso lo classifica, sostengono.
Bankman-Fried ha condiviso con un giornalista del New York Times le voci del diario di Google Drive della sua ex fidanzata Caroline Ellison. Un’azione che, secondo lui e i suoi legali, rientra perfettamente nelle garanzie del Primo Emendamento sulla libertà di espressione e di stampa. Ne è nato un articolo sensazionale, “Inside the Private Writings of Caroline Ellison, Star Witness in the FTX Case”.
Il 22 agosto, il team legale di Bankman-Fried ha sostenuto che la sua dieta carceraria era così abominevole da ostacolare una difesa efficace. Gli avvocati hanno anche chiesto al giudice Kaplan di consentire il rilascio di Bankman-Fried nei giorni feriali, ma il giudice ha respinto la richiesta.
Due pesi e due misure in gioco?
La questione dell’ampiezza dell’accesso di Bankman-Fried alle prove e dei mezzi con cui le esamina è stata a lungo oggetto di controversia. La settimana scorsa, il giudice Kaplan ha stabilito che l’imputato può avere un accesso almeno limitato alle prove mentre è in carcere in attesa del processo.
L’ordine provvisorio ha anche dato a Bankman-Fried più tempo per conferire con i suoi avvocati che stanno affinando la loro strategia di difesa. Indubbiamente i legali hanno accolto con favore questa piccola tregua, data la gravità delle accuse, che vanno dall’inganno degli investitori ai contributi illegali per la campagna elettorale.
Nonostante le modeste concessioni, il calvario di Bankman-Fried contrasta ancora in modo stridente con quello di altri imputati di alto profilo che sono rimasti fuori dal carcere prima e durante il processo. Viene in mente il caso della fondatrice di Theranos Elizabeth Holmes, caduta in disgrazia.
Tutto ciò suggerisce, ad alcuni osservatori, che un imprenditore che si è fatto un nome con le criptovalute è ancora il cattivo agli occhi di un establishment legale avverso all’innovazione.
Questa è una storia in divenire…
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