La tassazione delle criptovalute in Italia è cambiata e cambierà ancora. Se ne è parlato in un webinar del 23 giugno, che ha visto protagonisti Christian Vinciguerra, Community Operation Manager di Bitget per la regione EU, e Federico Pacilli, fondatore e CEO di CryptoBooks, software per la gestione delle tasse crypto in Italia.
Ecco cosa c’è da sapere e come affrontare le imposte senza stress ed evitando errori.
Tasse crypto in Italia: cosa dice e come cambierà la legge
“La tassazione crypto è un tema chiave nel 2025, spesso non tenuto in giusta considerazione dall’investitore crypto. Ma con un lavoro di educazione, come Bitget riteniamo di dover porre l’accento sull’attuale situazione in Italia,” ha spiegato Christian Vinciguerra.
Fino al 2022, le criptovalute in Italia erano equiparate a valute estere. Dal 1° gennaio 2023, invece, esiste una normativa dedicata, che introduce due principali obblighi fiscali:
- Dichiarativo: va compilato il quadro RW/W indicando il controvalore delle criptovalute detenute al 31/12. È un obbligo anche se non si sono realizzate plusvalenze, per finalità legate all’antiriciclaggio.
- Impositivo: si pagano imposte sulle plusvalenze realizzate e sui proventi da attività come staking, mining, earning.
La novità del 2023 è anche l’introduzione dell’imposta sul valore delle cripto-attività (IC), una patrimoniale pari al 2×1000 calcolata sul valore al 31/12.
“È un’equiparazione tra mondo crypto e finanza tradizionale. C’è un’esenzione: se il portafoglio non supera i 6.000 euro non va pagata”, ha spiegato Federico Pacilli.
Ma c’è di più. Attualmente:
- L’imposta sulle plusvalenze è al 26% con una franchigia di 2.000 euro.
- Dal 2025, la franchigia verrà eliminata.
- Dal 2026, l’aliquota salirà al 33%.
“Sfatiamo un falso mito: se ho delle crypto su exchange o wallet devo dichiararle, perché il fisco se ne accorge. Le piattaforme si stanno mettendo in regola rispetto alle normative europee e ogni piattaforma iscrivendosi all’OAM comunica i dati a questa autorità”, ha ricordato il CEO di CryptoBooks.
Nel corso del webinar sono stati spiegati quali sono gli “eventi fiscalmente rilevanti”, cioè quelli che portano al pagamento delle imposte. Per la normativa italiana essi possono essere riassunti in:
- Vendita di crypto in valuta fiat,
- Acquisto di beni/servizi con crypto,
- Scambio tra categorie diverse di crypto (es. da BTC a utility token).
La normativa distingue infatti quattro categorie di asset: token di pagamento, utility token, NFT e security token, e considera tassabili gli scambi tra categorie diverse.
Tuttavia la normativa europea delinea altre categorie:
- Money token (EMT), stablecoin ancorate a valuta fiat redimibili e in cui l’emittente è iscritto all’ESMA,
- Asset reference token (ART), non hanno sottostante in valuta fiat, ma in commodity o panieri di valuta fiat,
- Altri (Other), cioè tutti gli asset che non rientrano nelle prime due categorie.
Nel corso del webinar si è a lungo discusso su cosa produca eventi fiscalmente rilevanti e cosa no. E se è abbastanza chiaro che uno scambio tra BTC ed ETH non è un evento fiscalmente rilevante in quanto si tratta di due asset appartenenti alla stessa categoria (token di pagamento), a generare confusione è l’uso di stablecoin.
Scambiare BTC con USDT è un evento fiscalmente rilevante? Essendo che Tether che emette USDT non è iscritta all’ESMA (a differenza di Circle e USDC), si potrebbe pensare di no, tuttavia spiega Pacilli:
“L’agenzia delle Entrate non fa eccezioni perché comunque viene fatto redeem tramite valuta fiat, quindi anche se [Tether] non è registrato all’ESMA non vuol dire che USDT non è EMT perché non cambia la natura del sottostante.
Nella tassonomia di CryptoBooks [USDT] è considerato EMT. La norma comunque ha molti spazi interpretativi e si presta a contenziosi. CryptoBooks fa riferimento alla circolare 30/E del 27/10/2023 dell’Agenzia dell’Entrate ma permette ai clienti di modificare la categoria, assumendosene le responsabilità”.
Cryptobooks e Bitget, la partnership che dà una mano agli investitori
Bitget, con i suoi 100 milioni di utenti e 10 miliardi di dollari di volume di trading giornaliero, è oggi uno degli exchange di riferimento anche per il mercato italiano. La piattaforma offre spot trading, futures, earning, staking, copy trading e prestiti con collaterale crypto.
“Tutti questi servizi sono soggetti a tassazione, e non sempre è facile capire quando un’operazione è fiscalmente rilevante. Ad esempio, lo scambio BTC-USDT in momenti di down del mercato è molto comune, ma è considerato fiscalmente rilevante perché assimilato allo scambio in valuta fiat.”, ha spiegato Vinciguerra.
Nel corso del dibattito si è parlato di casi specifici, a partire proprio dai servizi offerti da Bitget. Ad esempio, il trading di futures riguarda prodotti derivati che non prevedono l’esposizione diretta in criptovalute, come viene considerato per la legislazione fiscale italiana? Come uno strumento fiscale tradizionale, da inserire in dichiarazione dei redditi insieme alle attività finanziarie, su cui, anche in questo, si paga il 26% sulla plusvalenza.
Ancora più delicato il discorso relativo allo staking o ai prodotti di earning in generale. In questo caso, non solo le crypto in staking vanno inserite nel quadro RW in fase di dichiarazione dei redditi, ma i proventi di staking vanno considerati come una vendita a prezzo di mercato, pertanto genera una plusvalenza.
E i loan, altro servizio offerto da Bitget? Prendere un prestito mettendo le proprie crypto a collaterale ha diversi vantaggi: avere liquidità, mantenere l’asset su cui si è investito e non incappare in un evento fiscalmente rilevante.
“Io investo 20.000 euro in BTC, che negli anni diventano 1 milione. Potrei fare cashout e pagare il 26% su tutta la plusvalenza. Oppure vado su Bitget, metto il mio Bitcoin a collaterale e ottengo 500.000 euro in stablecoin. Su questo prestito io non pago tasse. È una strategia vecchia, quella di prendere un prestito utilizzando come collaterale un asset, a patto che il prestito sia restituito. L’unico rischio a cui si va incontro è la liquidazione del collaterale”, ha aggiunto Federico Pacilli.
Va tenuto presente che questa strategia potrebbe essere influenzata dalla volatilità del mercato crypto.
Ma in questo labirinto fiscale servono strumenti per orientarsi. Per questo Bitget ha stretto una collaborazione con CryptoBooks, il software creato da Federico Pacilli:
“Abbiamo realizzato un software che aiuta i possessori di criptovalute a dichiarare le tasse. Il software accorpa tutte le transazioni in tutte le fonti che un utente ha, permettendo di scaricare i file precompilati da dare al commercialista o da utilizzare per i documenti da consegnare all’Agenzia delle Entrate. Connettendo Bitget a CryptoBooks, gli utenti possono dichiarare le imposte in modo facile e veloce”, ha spiegato Pacilli.
Per riassumere, CryptoBooks, il software per le tasse pensato proprio per chi investe in crypto, permette di:
- Collegare Bitget e altri wallet,
- Importare tutte le transazioni in automatico,
- Verificare se un’operazione è fiscalmente rilevante,
- Scaricare i documenti precompilati per commercialisti o Agenzia delle Entrate.
Con il codice BITGET, chi crea un account su CryptoBooks ha diritto al 25% di sconto fino al 31 luglio sull’acquisto di un piano.
Come un investitore intelligente affronta la tassazione (senza rischiare di evadere)
Gestire correttamente le imposte sulle crypto non è solo un dovere, ma anche un vantaggio competitivo per l’investitore che vuole massimizzare i profitti e minimizzare i rischi fiscali.
“Conoscere le imposte sulle cripto-attività non è secondario. Un investitore dovrebbe lavorare in due modi: guadagnare attraverso attività sane e pagare meno imposte possibile, così ha più capitale contante per continuare ad investire”, ha aggiunto il CEO di Cryptobook.
Nel webinar sono stati spiegati vari approcci intelligenti per ottimizzare la fiscalità senza violare la legge. Ad esempio, CryptoBooks consente di verificare in tempo reale se un’operazione è fiscalmente rilevante e può calcolare minusvalenze e plusvalenze con metodo LIFO.
In breve, ecco cosa dovrebbe fare un buon investitore crypto, secondo Federico Pacilli, quando ha a che fare con le tasse sulle criptovalute in Italia:
- Controllare se un’operazione è fiscalmente rilevante: CryptoBooks lo fa in automatico.
- Verificare se è stata superata la soglia dei 2.000€ di plusvalenze (franchigia valida fino al 2024): al di sotto di questa non è previsto pagamento, altrimenti si paga sull’eccedenza (ad esempio: su 2.500 di plusvalenze, la tassazione è su 500€, cioè la differenza 2.500€ – 2.000€).
- Compensare minusvalenze e plusvalenze grazie al metodo LIFO (Last In First Out), CryptoBooks aiuta ad individuare possibili operazioni di questo genere.
- Usare i prestiti crypto (loan) anziché il cashout: su exchange come Bitget, mettere crypto a collaterale per ricevere stablecoin evita l’evento tassabile e permette di mantenere le criptovalute nel proprio capitale.
“La strategia migliore è ritardare il più possibile l’evento impositivo. E per farlo serve conoscere la normativa e usare strumenti come CryptoBooks.”, ha concluso Federico Pacilli.
Dichiarazione di non responsabilità
Tutte le informazioni contenute nel nostro sito web sono pubblicate in buona fede e solo a scopo informativo generale. Qualsiasi azione intrapresa dal lettore in base alle informazioni contenute nel nostro sito web è strettamente a suo rischio e pericolo.
