Il New York Times (The Times) ha citato in giudizio OpenAI e Microsoft per aver utilizzato la sua proprietà intellettuale (IP) per addestrare algoritmi di intelligenza artificiale (AI) senza alcun compenso. Il Times presume che le aziende abbiano usato il suo giornalismo per diventare un creatore di contenuti concorrente.
Il New York Times sostiene che le discussioni sul risarcimento si sono rivelate infruttuose e chiede un risarcimento danni non specificato al produttore di ChatGPT e al suo partner cloud, Microsoft. OpenAI ha espresso sorpresa per la causa, affermando di aver avviato colloqui costruttivi con l’azienda, mentre Microsoft non ha commentato.
OpenAI potrebbe argomentare l’uso corretto con il New York Times
Secondo il New York Times, Microsoft e OpenAI “hanno tratto profitto dalla massiccia violazione dei diritti d’autore, dallo sfruttamento commerciale e dall’appropriazione indebita della proprietà intellettuale del Times”. Il giornale li accusa di aver approfittato di un giro gratuito per creare contenuti simili a quelli umani.
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Il Times è l’ultima azienda di media che si preoccupa che i suoi contenuti diventino materia prima per i modelli di IA per generare contenuti. Modelli come ChatGPT si allenano su centinaia di gigabyte di dati per sviluppare risposte a domande di vario tipo. Il modo in cui questi dati vengono utilizzati è stato un punto di contesa per i creatori di contenuti.

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I gruppi di AI hanno affermato che l’utilizzo di informazioni su Internet aperto costituisce un “uso corretto”. Secondo loro, in altri casi i giudici hanno scagionato gli imputati che hanno usato materiali protetti da dirittid’autore in “modi trasformativi”. In un recente caso in California, il giudice ha stabilito che i risultati dell’IA di Meta erano diversi dalle opere dei querelanti.
Come l’IA influisce sui creatori di contenuti
Cause come quella intentata dal Times hanno spinto i creatori di contenuti a considerare nuovi modelli di guadagno. Questo mese, l’editore tedesco Axel Springer ha concesso in licenza a OpenAI i contenuti delle testate giornalistiche Politico, Business Insider e altre per una somma di diversi milioni di euro. Il capo della società tedesca di media Bertelsmann, Thomas Rabe, ha affermato che la qualità variabile dei libri di AI potrebbe venerare autori rispettati.
In agosto, Google ha riportato le modalità con cui gli artisti potrebbero essere pagati se i loro contenuti vengono utilizzati dagli algoritmi con UMG e Warner Music. La stessa settimana, l’amministratore delegato di Warner ha dichiarato che “la giusta struttura” potrebbe aiutare gli artisti a concedere ai fan la licenza di sperimentare con contenuti protetti da diritti d’autore.
Grimes, un’artista indipendente, si è offerta di dividere le royalties con i fan. LimeWire, una piattaforma Web3, permette agli artisti di guadagnare royalties nel suo token LIME quando i loro contenuti vengono utilizzati. Ad agosto YouTube ha annunciato un nuovo team per combinare l’intelligenza artificiale e la musica in modo da avvantaggiare artisti e fan.
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