Carl Erik Rinsch, un regista poco conosciuto, si trova in un ingarbugliato conflitto legale con il gigante dello streaming Netflix. Lo scontro nasce da un ambizioso progetto deragliato da bizzarri incidenti e dall’inaspettata vincita finanziaria di Rinsch grazie allo scambio di Dogecoin.
Mentre Rinsch sostiene di non aver commesso alcun illecito, Netflix sottolinea le tappe di produzione non rispettate che hanno portato al fallimento del progetto “Conquest”.
Il regista ha guadagnato milioni con Dogecoin
Il viaggio di Rinsch verso il cuore della frenesia dell’industria dello streaming è iniziato con il suo progetto di fantascienza sugli esseri umani artificiali. Nonostante la sua storia difficile con “47 Ronin“, un film che ha fallito dal punto di vista critico e commerciale, l’idea di Rinsch ha suscitato interesse nell’insaziabile fame di contenuti di Hollywood.
I servizi di streaming, in rapida espansione con l’ingresso di Disney, Apple e NBCUniversal, erano alla ricerca di nuove storie. Ma Netflix è riuscita a battere Amazon con un’offerta a otto cifre per Rinsch. L’accordo includeva milioni di dollari e il privilegio, raramente concesso, del montaggio finale, a testimonianza dell’alto interesse e della feroce concorrenza nell’industria dello streaming.
Tuttavia, il progetto denominato “Conquest” si è presto trasformato in una spirale di caos. Nonostante un budget iniziale di oltre 55 milioni di dollari, Rinsch non è riuscito a realizzare un solo episodio. Al contrario, sono emerse le spese stravaganti di Rinsch e la sua ossessione per le criptovalute.
Ha riportato di aver giocato 4 milioni di dollari dei suoi fondi di Netflix in Dogecoin, una criptovaluta nata inizialmente come uno scherzo. L’aumento vertiginoso del valore di Dogecoin ha risollevato le sorti di Rinsch. Il suo investimento iniziale ha generato un ritorno sbalorditivo, accumulando oltre 20 milioni di dollari.
“Grazie e che Dio benedica la criptovaluta”, ha riportato Rinsch a un rappresentante di Kraken.
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Netflix, dopo aver investito pesantemente in “Conquest”, cerca ora di recuperare le proprie risorse. La società ha avviato un arbitrato confidenziale con Rinsch, che presume una violazione del contratto e chiede 14 milioni di dollari di danni. Netflix, al contrario, nega ogni responsabilità, sottolineando le tappe di produzione non raggiunte da Rinsch.
“Dopo molti sforzi e tempo, è diventato chiaro che il signor Rinsch non avrebbe mai completato il progetto che aveva accettato di realizzare, e quindi abbiamo cancellato il progetto”, ha dichiarato Thomas Cherian, portavoce di Netflix.
Questa battaglia legale si svolge sullo sfondo di una Hollywood che sta cambiando, dove gli studios sono sempre più costretti a limitare le spese stravaganti e a concentrarsi sulla redditività. Un tempo nota per i suoi budget sontuosi e la libertà creativa, l’industria si trova ad affrontare un esame di realtà, con le aspettative degli investitori e le realtà economiche che si scontrano con il processo artistico.
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