MicroStrategy si è opposta alla proposta di Morgan Stanley Capital International (MSCI) di rimuovere le aziende con ingenti riserve in Bitcoin dagli indici azionari principali, sostenendo che la normativa li equipari erroneamente a fondi di investimento.
La risposta è arrivata dopo che JP Morgan aveva avvisato che questa mossa potrebbe generare vendite forzate per miliardi di dollari, mettendo Strategy al centro di un più ampio dibattito su come l’esposizione a Bitcoin debba essere gestita nei mercati pubblici.
SponsoredStrategy difende il suo modello operativo
Strategy (ex MicroStrategy) ha pubblicato mercoledì un comunicato in cui sostiene che la proposta di MSCI rappresenta fondamentalmente in modo errato il funzionamento delle aziende esposte a Bitcoin.
Nella lettera di 12 pagine firmata dall’Executive Chairman Michael Saylor e dal Presidente Phong Le, l’azienda ha spiegato che si tratta di una società operativa che utilizza le sue riserve in Bitcoin per emettere strumenti di credito e per raccogliere capitale.
Ha spiegato che questo approccio si distingue profondamente da un veicolo passivo progettato per replicare l’andamento di un singolo asset.
Sponsored“Invitiamo MSCI a respingere la proposta. Si basa su una forte errata caratterizzazione delle DAT e imporrebbe condizioni arbitrarie e impraticabili che soffocherebbero l’innovazione, danneggerebbero la reputazione degli indici di MSCI e sarebbero in contrasto con le priorità nazionali,” si legge nella nota.
Strategy ha anche dichiarato che la soglia proposta del 50% di asset digitali è discriminatoria. Ha sostenuto che la regola prende di mira solo alcune aziende mentre altri settori ugualmente concentrati, come quello petrolifero o quello immobiliare, non vengono toccati.
Una consultazione mette a rischio i tesorieri di Bitcoin
La controversia è iniziata a ottobre, quando MSCI ha avviato una consultazione su come classificare le digital asset treasuries (DAT) all’interno della propria metodologia per gli indici. La soglia proposta del 50% ha immediatamente messo sotto osservazione Strategy e altre aziende focalizzate su Bitcoin.
A novembre, un’analisi di JP Morgan aveva stimato che Strategy potrebbe affrontare una pressione di vendita forzata di circa 2,8 miliardi di dollari nel caso in cui MSCI decidesse di rimuoverla da solo, e potenzialmente fino a 8-9 miliardi di dollari se anche altri provider seguissero lo stesso approccio.
Queste previsioni hanno alimentato preoccupazioni pubbliche e rinnovato l’attenzione su come dovrebbero essere classificate le aziende che detengono Bitcoin in tesoreria nel sistema degli indici.
Per Strategy, le implicazioni vanno oltre la semplice idoneità agli indici.
L’esclusione potrebbe ridurre la liquidità e aumentare il costo del capitale per l’azienda. Potrebbe anche limitare il ruolo delle tesorerie aziendali come opportunità per gli investitori che cercano un’esposizione indiretta a Bitcoin.
Per gli investitori in generale, la vicenda ha messo in evidenza una questione strutturale: se l’esposizione a Bitcoin debba principalmente avvenire tramite ETF regolamentati o continuare a passare attraverso aziende quotate che detengono asset digitali nei propri bilanci.
La consultazione di MSCI rimarrà aperta fino al 31 dicembre, con gli operatori di mercato che seguono con attenzione mentre il provider degli indici valuta la decisione finale.