Il mercato delle stablecoin è salito a una capitalizzazione di $240 miliardi, segnando una crescita significativa in questa classe di asset digitali.
Secondo i dati di CoinGecko, Tether (USDT) e USD Coin (USDC) rappresentano l’83% della quota di mercato globale delle stablecoin. Tuttavia, gli economisti cinesi temono che l’esplosione delle stablecoin ancorate al dollaro USA possa rafforzare ulteriormente il dominio del dollaro statunitense.
Il boom delle stablecoin e il ruolo dell’USD
Le stablecoin, note per la loro stabilità di prezzo perché sono ancorate ad asset come il dollaro USA, sono diventate un ponte cruciale tra la finanza tradizionale e le crypto.
Secondo i dati di CoinGecko, la capitalizzazione di mercato delle stablecoin è aumentata da $133 miliardi nel 2024 a $240 miliardi all’inizio del 2025. Questo indica una crescente accettazione nel trading crypto, nei pagamenti transfrontalieri e nella finanza decentralizzata (DeFi).
USDT e USDC, le due stablecoin più grandi, dominano il mercato. Il supporto del Presidente Donald Trump ha in parte alimentato la loro rapida crescita. Recentemente, Trump ha esortato il Congresso a approvare una legislazione sulle stablecoin per rafforzare la posizione globale del dollaro USA.
“Ho chiesto al Congresso di creare regole semplici e di buon senso per le stablecoin e la struttura del mercato. Con il giusto quadro legale, le istituzioni grandi e piccole saranno abilitate a investire, innovare e partecipare a una delle rivoluzioni tecnologiche più entusiasmanti della storia moderna,” ha detto Donald Trump.
Le preoccupazioni della Cina: le stablecoin e il potere finanziario
Il dominio delle stablecoin ancorate al dollaro USA ha implicazioni economiche e geopolitiche. L’economista cinese Zhang Ming sostiene che le stablecoin siano uno strumento di trading per gli Stati Uniti per mantenere il potere economico nell’era digitale.
“Una volta che la stablecoin in dollari USA collega il credito internazionale del dollaro USA con gli scenari applicativi del mondo virtuale in modo più stretto, potrebbe consolidare notevolmente l’egemonia del dollaro USA,” ha detto Zhang Ming.
Questo è particolarmente preoccupante per la Cina, che ha sviluppato il Cross-Border Interbank Payment System (CIPS) per ridurre la dipendenza da SWIFT e contrastare le sanzioni finanziarie statunitensi. Se le stablecoin in dollari USA dominano i pagamenti internazionali, gli sforzi della Cina per ridurre l’influenza del dollaro USA potrebbero essere compromessi.
Inoltre, i funzionari dell’UE hanno avvertito che la spinta delle stablecoin statunitensi potrebbe minare la stabilità dell’Euro.
Per contrastare questo, Zhang Ming suggerisce che la Cina dovrebbe concentrarsi sul Digital Yuan cinese (e-CNY). È la CBDC cinese emessa dalla Banca Popolare Cinese (PBoC), con l’obiettivo di renderla un concorrente diretto delle stablecoin in dollari USA.
L’adozione dell’e-CNY sta accelerando. Secondo l’Atlantic Council, il valore totale delle transazioni di e-CNY ha raggiunto 7 trilioni di yuan ($986 miliardi) a giugno 2024, quasi quadruplicando da 1,8 trilioni di yuan ($253 miliardi) a luglio 2023. A luglio 2024, l’app e-CNY aveva attratto 180 milioni di utenti individuali, con un valore cumulativo delle transazioni che ha raggiunto 7,3 trilioni di yuan ($1 trilione) nelle regioni pilota, secondo Euromoney.
Secondo Ledger Insights, la circolazione di e-CNY è cresciuta anche da 13,61 miliardi di yuan nel 2022 a 16,5 miliardi di yuan a giugno 2023. Queste cifre indicano che la Cina sta spingendo rapidamente per l’adozione domestica mentre getta le basi per l’espansione internazionale.
Integrare l’e-CNY nei pagamenti transfrontalieri è una mossa strategica. Progetti come mBridge, una collaborazione tra PBoC e la Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS), hanno ampliato le prove con altre 11 banche centrali nel 2024, mostrando il suo potenziale per competere con le stablecoin in dollari USA nel commercio globale.
Tuttavia, per avere successo, la Cina deve superare sfide come le restrizioni sui flussi di capitale e le preoccupazioni sulla trasparenza nel suo sistema finanziario.
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