Buenos Aires ha una frequenza ben distinta. È una città in cui la grandiosità europea si scontra con l’intensità latinoamericana, un luogo dove la teoria economica non è un concetto astratto discusso nelle torri d’avorio, ma una battaglia viscerale e quotidiana per la sopravvivenza. Non è dunque un caso che questa metropoli sia stata scelta per ospitare Devconnect 2025. Lo sfondo dell’Argentina – un Paese sinonimo sia di volatilità monetaria che di adozione crypto dal basso – ha offerto il teatro perfetto per un settore che finalmente sta maturando.
Se gli anni precedenti del ciclo crypto sono stati definiti dal rumore, dallo spettacolo e dalle luci abbaglianti della mania speculativa, quasi come il piano di un casinò di Las Vegas, Buenos Aires ha offerto un netto e sobrio contrasto. Nell’aria non si sentiva odore di “soldi facili” e progetti senza sostanza; si respirava invece caffè forte e ingegneria seria. Qui la narrazione è cambiata. Non stiamo più costruendo giocattoli per annoiati ricchi: stiamo costruendo infrastrutture per un mondo che si sta sgretolando.
Per orientarci in questo profondo cambiamento, abbiamo raccolto le intuizioni di figure chiave del settore: Arthur Firstov (CBO di Mercuryo), che si è concentrato sul mandato della privacy; Vivien Lin (CPO di BingX), che ha spiegato in dettaglio l’integrazione dell’AI negli ecosistemi di trading; e Ivan Machena (CCO di 8lends), che ha offerto una valutazione cruciale sul panorama di adozione delle soluzioni layer-2.
Dai nostri ampi colloqui riservati con questi leader, emerge un quadro chiaro. Stiamo entrando in una nuova epoca. Questa è la storia di come la privacy sia diventata un mandato, di come l’Intelligenza Artificiale pretenda sempre più spazio nel mondo della finanza, e di come la diversità globale abbia finalmente infranto il mito dell’“utente archetipico”.
Il mandato sulla privacy, da semplice funzionalità a fondamento
Il messaggio più potente da Buenos Aires non è stato trasmesso a suon di fuochi d’artificio o sponsorizzazioni da parte di celebrità. È stato sussurrato nel fitto tessuto dei workshop tecnici e delle affollate hacker house. Il messaggio è semplice: la trasparenza è una caratteristica, ma la totale esposizione è un difetto.
A Bangkok, nei precedenti incontri, la privacy era solo una “track”, una sala laterale frequentata da cypherpunk e idealisti. A Buenos Aires, è diventata l’evento principale. Il settore ha compreso collettivamente che senza privacy non ci sarà adozione di massa, ma solo sorveglianza di massa.
Arthur Firstov, Chief Business Officer di Mercuryo, ha sintetizzato perfettamente questo cambiamento di paradigma. Riflettendo sulle principali aree di ricerca dell’evento, Firstov ha notato un chiaro cambio di clima.
Sponsored“La privacy è stata il tema centrale”, afferma Firstov, prima di proseguire:
“Rispetto a Bangkok, dove la privacy era solo una delle tracce più importanti, Buenos Aires l’ha portata sul palco principale.”
La sua osservazione coincide con un sentimento che ha attraversato ogni luogo della conferenza. Una frase ha iniziato a circolare tra gli spazi di co-working e le aule: è diventato il motto non ufficiale di Devconnect 2025:
“Se il tuo wallet non preserva la privacy per definizione, è già obsoleto.”
Non si tratta di una moda tecnologica, ma di una risposta a un mondo sempre più trasparente, in cui i dati finanziari vengono usati come arma. Firstov sottolinea che la linea è stata tracciata dall’alto, con Vitalik Buterin che ha offerto un “tour completo del suo personale stack di privacy, dal sistema operativo ai dispositivi mobili fino agli RPC privati”.
Ma la vera evoluzione sta nel modo in cui adesso questa tecnologia viene proposta. Non si parla più di interfacce da linea di comando per pochi esperti, ma di invisibilità.
Firstov spiega:
“I builder si sono concentrati su stealth address, nuovi schemi di smart AA [Account Abstraction], disclosure selettiva e ‘sulla creazione di predefiniti migliori, così che l’utente non si accorga nemmeno di quanta complessità venga gestita sotto il cofano’.”
Questa “invisibilità” è il sacro Graal. L’utente non vuole capire cosa sia una zero-knowledge proof; vuole solo sapere che il saldo del suo conto non è di dominio pubblico.
Accanto a questa spinta sulla privacy, Firstov ha identificato anche una evoluzione pragmatica nella DeFi: l’ascesa delle “preconferme per pagamenti istantanei in stablecoin” e nuove soluzioni di rendimento che offrono “esperienze semplici, in stile money-market, senza arrivare all’estremo degen”. Il settore si sta allontanando dagli schemi Ponzi con APY al 10.000% verso una finanza noiosa, affidabile e privata.
La controversia della “black box”, di chi ci possiamo fidare?
Eppure, nessuna rivoluzione è priva di fratture interne. Se il consenso sulla necessità della privacy era totale, il modo per ottenerla ha acceso i dibattiti tecnici più accesi della settimana. L’epicentro è stato il ricorso alle Trusted Execution Environment (TEE), enclave hardware sicure.
Il futuro della privacy passa per la matematica crittografica o per la produzione di chip in silicio?
Firstov definisce questa divisione come il “dibattito tecnico più sorprendente o controverso” dell’evento. Da un lato c’erano i pragmatici. Lui osserva:
“Una fazione sosteneva che le TEE sono ‘praticamente indispensabili per una computazione privata a throughput elevato e bassa latenza’, soprattutto per il settlement privato, le strategie su derivati e l’esecuzione basata su agenti.”
L’argomento è convincente: se vogliamo raggiungere le velocità di Wall Street nella blockchain, la sola matematica potrebbe essere troppo lenta. Serve accelerazione hardware.
Ma l’opposizione è stata rumorosa, coerente e profondamente scettica. Firstov riporta il loro avvertimento: “Se il modello di fiducia diventa ‘fida questo server black-box in un data center’, allora le crypto non stanno migliorando molto rispetto alla finanza tradizionale.”
Se ci limitiamo a sostituire il server di una banca con l’enclave SGX di Intel, abbiamo veramente decentralizzato qualcosa?
Sponsored SponsoredDa qui nasce una meta-domanda rimasta senza risposta, che probabilmente definirà le priorità di ricerca per il resto del decennio:
“Fino a che punto siamo disposti a far girare le infrastrutture di stablecoin e di pagamento mondiale su hardware opaco… e cosa significa davvero essere ‘abbastanza trust-minimized’ in questo contesto?”
L’ascesa delle macchine, l’IA come nuova architetta della finanza
Mentre i crittografi si scontravano sul tema della fiducia nell’hardware, un altro gigante si stava inserendo silenziosamente nello stack crypto: l’Intelligenza Artificiale. Devconnect 2025 non è stato solo un appuntamento sul ledger, ma sulla inevitabile congiunzione tra database decentralizzato e cervello autonomo.
Vivien Lin, Chief Product Officer e direttrice di BingX Labs, ha portato la prospettiva diretta dalla trincea dei CEX, che stanno rapidamente evolvendosi in qualcosa di molto più complesso. Per lei, il tema principale era innegabile.
Lin afferma:
“Il tema principale per me è stata l’integrazione dell’IA nelle infrastrutture degli exchange e la consapevolezza che gli exchange stanno evolvendo in veri e propri ecosistemi finanziari, non solo applicazioni di trading.”
Lei descrive un futuro in cui l’IA agisce come tessuto connettivo della finanza.
“I builder erano concentrati su come l’IA possa unificare trading, custodia, pagamenti, gestione del rischio e intelligenza dell’utente all’interno di un’unica esperienza ‘super app’.”
Tuttavia, proprio come nel dibattito sui TEE nel settore della privacy, anche l’integrazione dell’IA porta con sé un proprio paradosso di sicurezza. Come si può affidare a un’IA i propri risparmi di una vita? Lin nota una forte spinta verso “sistemi sicuri e verificabili, tra cui computazione che preserva la privacy e prove on-chain, che garantiscono che le funzionalità guidate dall’IA non compromettano i dati o la sicurezza dei fondi degli utenti.”
L’obiettivo è creare ecosistemi che siano “sia intelligenti che profondamente sicuri, offrendo agli utenti più automazione e contesto senza sacrificare la fiducia.” Ma il punto di maggiore attrito, secondo Lin, non era la capacità, bensì l’autonomia.
“Il maggiore punto di frizione era quanto autonomia dovrebbero avere gli agenti IA negli ambienti di trading,” spiega Lin. Il dibattito ha diviso i presenti.
Aggiunge:
“Alcuni sviluppatori sostenevano che gli agenti dovrebbero gestire la liquidità, riequilibrare i portafogli o inserire ordini senza supervisione umana. Altri avvertivano che dare all’IA accesso illimitato agli strati di esecuzione potrebbe creare rischi sistemici.”
La questione centrale tocca la vera natura dell’agency umana nei mercati: “L’IA dovrebbe essere una co-pilota per i trader o una partecipante pienamente autonoma nelle strutture di mercato?” A Buenos Aires, il consenso sembrava spostarsi verso l’autonomia, a patto che i binari della crittografia siano sufficientemente solidi per sostenerla.
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Forse l’aspetto più trasformativo di Devconnect 2025 è stato proprio la location. Ospitare l’evento in Argentina ha costretto la comunità globale di sviluppatori a “toccare con mano” la realtà. Mentre gli sviluppatori della Silicon Valley si ossessionano sull’ottimizzazione del codice per risparmiare millisecondi, la gente di Buenos Aires si preoccupa di preservare il valore del proprio lavoro contro l’inflazione.
Arthur Firstov ha osservato come questa diversità radicale abbia spostato la conversazione dalla scalabilità teorica agli strumenti di sopravvivenza. “Devconnect ha portato priorità utente radicalmente diverse nella stessa stanza,” afferma.
“I team latinoamericani hanno evidenziato casi d’uso quotidiani come ‘wallet su smartphone economici’ e affitti o stipendi pagati in stablecoin,” nota Firstov, aggiungendo anche:
“Confrontate questo con i team infrastrutturali asiatici e statunitensi, che sono rimasti focalizzati su ‘perpetual futures, routing, MEV e latenza.'”
Questo scontro di mondi ha imposto una sintesi. Il dialogo si è spostato dal discorso sterile sul “Transactions Per Second” (TPS) verso la user experience e l’applicazione pratica. Firstov elenca le domande che ora contano davvero:
“Come possono gli smart wallet nascondere la complessità così che gli utenti abbiano l’impressione di utilizzare un’app fintech normale? Come supportiamo sia ‘flussi di trading ad alta frequenza che pagamenti di stipendi mensili’ senza compromettere fiducia o sicurezza?”
La scoperta più importante? “Non esiste un unico utente archetipico nelle crypto.”
Vivien Lin fa eco a questo sentimento, sottolineando come la presenza argentina abbia radicato gli astratti dibattiti tecnici.
“La diversità degli sviluppatori, in particolare la forte rappresentanza argentina, ha spostato la discussione verso le vere sfide dell’adozione sul campo, non solo scalabilità teorica.”
I builder argentini non volevano parlare della filosofia del denaro, volevano risolvere problemi immediati.
Lin spiega in dettaglio:
“I builder argentini hanno sollevato questioni come l’inflazione, i controlli sul capitale e la necessità di sistemi di regolamento rapidi e affidabili che funzionino in economie volatili.”
Questo ha ampliato l’idea di cosa dovrebbe essere un exchange, spingendo verso “ecosistemi alimentati da IA che affrontano sia i vincoli locali sia sfide più ampie come la frammentazione normativa, liquidità cross-border e onboarding mobile-first.”
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Lasciando da parte la filosofia e la geografia, la domanda è: dove stanno effettivamente deployando codice i builder?
Ivan Machena, Chief Communication Officer di 8lends, offre una panoramica realistica del panorama attuale. L’era delle “ghost chain”, blockchain con valutazioni elevate ma senza utenti, sta finendo. Il focus ora è su ecosistemi che supportano prodotti reali.
“Guardando alle discussioni più ampie che stanno avvenendo intorno a Devconnect,” osserva Machena, “diversi progetti layer-2 e application-layer continuano ad attirare forte interesse da parte dei builder.”
Dal lato consumer, Machena evidenzia Base. È spesso citato per la sua “crescita rapida e un’infrastruttura di onboarding fluida,” diventando di fatto la porta d’accesso per l’utente retail. Nel segmento DeFi, Arbitrum mantiene la sua posizione di “scelta preferita grazie a un ecosistema maturo e alla composability,” mentre Polygon resta uno standard per i team alla ricerca di equilibrio.
Tuttavia, Machena rileva una migrazione verso soluzioni tecnicamente superiori.
“C’è anche crescente attenzione verso soluzioni basate su zk come zkSync e StarkNet, soprattutto da parte di team che sviluppano prodotti più tecnici o con un orizzonte di lungo termine. La tendenza è chiara: le discussioni a Devconnect puntano verso le L2 che supportano già prodotti reali, non solo concetti sperimentali.”
Arthur Firstov aggiunge un altro livello a questa mappa dell’adozione, puntando ai settori della privacy e degli “agent-native”. Indica Aztec come oggetto di “serio interesse come ambiente dove la privacy viene prima, in cui i prodotti possono essere ‘private by default, selettivamente trasparenti quando necessario’.”
Fondamentale, Firstov sottolinea Privacy Pools come il ponte tra l’etica cypherpunk e la realtà istituzionale. È emerso come una “soluzione compliance-aware… una ‘risposta pratica a cosa significa la privacy quando regolatori e grandi capitali devono sentirsi a loro agio con essa’.”
Inoltre, anche il mondo fisico sta arrivando on-chain. Firstov segnala la tendenza di team che costruiscono servizi di storage e computing in stile DePIN (Decentralized Physical Infrastructure Networks), pagati in stablecoin, “con l’obiettivo di far sembrare le crypto come le tradizionali API cloud.”
Outlook 2026, dal casinò alla cattedrale
Man mano che i partecipanti al Devconnect 2025 si disperdono da Buenos Aires, tornando nelle rispettive parti del mondo, l’atmosfera è indubbiamente diversa. Il settore sta maturando. L’etica culturale dell’evento – sessioni piccole, tecniche, guidate dalla community invece di enormi spettacoli di marketing – sta plasmando la narrazione per l’anno a venire.
Arthur Firstov prevede un cambiamento fondamentale in come raccontiamo la storia delle crypto:
“Aspettatevi che le narrazioni del 2026 riflettano questo cambiamento: ‘storia dell’infrastruttura invece che storia del casinò’, ‘le stablecoin come front end delle crypto’ e la privacy come requisito minimo.”
Questa è una visione di un mondo in cui le crypto smettono di essere sinonimo di gioco d’azzardo e diventano l’invisibile e solida infrastruttura della finanza globale. Le domande non riguardano più i prezzi dei token. Come osserva Firstov, la domanda crescente è: “Quali integrazioni tra Web2 e Web3 verranno effettivamente lanciate e faranno davvero la differenza sui veri utenti?”
Anche Vivien Lin è d’accordo, vedendo il futuro in ecosistemi interconnessi piuttosto che in giardini recintati.
“Ha rafforzato l’idea che il futuro del trading crypto sarà basato prima di tutto sull’ecosistema. Questa visione spinge il settore verso ecosistemi di trading interoperabili e potenziati dall’intelligenza artificiale, in cui liquidità, identità, esecuzione e automazione della strategia diventano sempre più integrate entrando nel 2026.”
Buenos Aires è stata uno stress test per l’anima delle crypto. Il settore ha superato la prova, non offrendo risposte facili, ma finalmente ponendo le domande giuste e difficili. Ripartiamo con meno illusioni, ma con strumenti migliori. La “storia del casinò” è finita; è iniziata la “storia dell’infrastruttura”. E per la prima volta dopo tanto tempo, sembra davvero di costruire qualcosa che durerà.