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Gli analisti prevedono una crescita annualizzata del 3,2% nel PIL USA del terzo trimestre in attesa dei dati ufficiali

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Scritto da
FXStreet

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Modificato da
Kamina Bashir

23 dicembre 2025 13:34 CET
Affidabile
  • Il Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti dovrebbe essere cresciuto a un tasso annualizzato del 3,2% nel terzo trimestre.
  • Anche gli operatori di mercato presteranno attenzione all’Indice dei Prezzi del PIL e al suo potenziale impatto sulle decisioni della Fed.
  • L’indice del dollaro USA si avvia verso la pubblicazione con un chiaro tono ribassista.
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Il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti (USA) pubblicherà la prima stima preliminare del Prodotto Interno Lordo (PIL) del terzo trimestre martedì, alle 13:30 GMT.

Gli analisti si aspettano che i dati mostrino una crescita annualizzata del 3,2%, dopo l’espansione del 3,8% registrata nel trimestre precedente.

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I mercati si aspettano che la solida crescita del PIL continui nei tre mesi fino a settembre

La crescita negli USA sembra aver ripreso slancio dopo una contrazione dello 0,5% nei tre mesi fino a marzo e la lettura attesa al 3,2%, pur essendo inferiore a quella precedente, dovrebbe comunque indicare una progressione economica solida.

E, in effetti, la crescita negli USA non sembra essere un problema in questo periodo. Piuttosto, l’attenzione è rivolta a un mercato del lavoro debole, così come alla Federal Reserve (Fed) e alle decisioni future in materia di politica monetaria, chiaramente correlate alla situazione occupazionale tiepida.

Insieme al dato principale sul PIL, il BLS pubblicherà anche il GDP Price Index – o deflatore del PIL – che misura l’inflazione su tutti i beni e servizi prodotti internamente, inclusa l’export ma esclusa l’import. L’indice si è attestato al 2,1% nel secondo trimestre, un livello piuttosto incoraggiante rispetto al 3,8% registrato a inizio anno.

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Inoltre, vale la pena segnalare che, secondo l’ultima stima, il modello GDPNow della Fed di Atlanta indica per il terzo trimestre del 2025 una crescita reale del PIL (tasso annuale destagionalizzato) al 3,5%. Il dato non rappresenta una previsione ufficiale, ma come spiega il sito della Fed di Atlanta, serve “da stima continua della crescita reale del PIL basata sui dati economici disponibili per il trimestre in esame”.

Tuttavia, c’è una precisazione da fare: la forte creazione di posti di lavoro durante il secondo trimestre ha contribuito in modo determinante a mantenere stabili i livelli di consumo. Ciò non avverrà nel terzo trimestre, poiché il mercato del lavoro si è allentato oltre i limiti che la Fed considera accettabili.

Il tasso di disoccupazione è salito al 4,6% a novembre, secondo l’ultima rilevazione Nonfarm Payrolls (NFP), superando le attese del 4,4%. La creazione di posti di lavoro nello stesso mese è stata pari a 64.000 unità, tuttavia le letture dei mesi precedenti sono state riviste al ribasso, il che significa che tra agosto e settembre ci sono stati 33.000 occupati in meno rispetto a quanto inizialmente riportato. I dati di ottobre mancano a causa dello shutdown del governo, che ha chiaramente aggravato la situazione occupazionale.

Dunque, da un lato, guardando alle previsioni e al modello GDPNow della Fed di Atlanta, sembrerebbe che il PIL possa superare il 3%. Dall’altro, un mercato del lavoro peggiorato potrebbe far scendere sensibilmente questo valore.

Quando sarà pubblicato il dato sul prodotto interno lordo e come può influenzare l’indice del dollaro USA?

Come già evidenziato, il report sul PIL degli USA è atteso alle 13:30 GMT di martedì e si prevede che influenzerà il dollaro statunitense (USD). La reazione del mercato potrebbe amplificarsi date le attuali festività invernali e i volumi di scambio ridotti che solitamente le accompagnano.

Alla luce dell’ampia debolezza dell’USD, una rilevazione negativa probabilmente avrà un impatto più marcato sulla valuta americana facendo registrare nuovi ribassi. Al contrario, un dato superiore alle attese potrebbe dare un po’ di respiro ai rialzisti dell’USD, ma difficilmente cambierà il suo trend ribassista dominante.

Valeria Bednarik, Chief Analyst di FXStreet, osserva:

“L’indice del dollaro USA (DXY) si aggira intorno a 98,30 prima della pubblicazione, non molto distante dal minimo di dicembre a 97,87. Dal punto di vista tecnico, il DXY è ribassista. Sul grafico giornaliero, una media mobile semplice (SMA) a 100 periodi piatta attorno a 98,60 attira interesse in vendita e limita i rialzi. Sullo stesso grafico, una SMA a 20 periodi ribassista accelera la discesa sopra quella più lunga, riflettendo una crescente pressione di vendita. Infine, il medesimo grafico mostra che gli indicatori tecnici mantengono pendenze discendenti su livelli negativi, in linea con i minimi più bassi che si profilano.”

Bednarik aggiunge:

“Una lettura del PIL deludente potrebbe spingere il DXY verso il minimo mensile menzionato, con ulteriori ribassi che esporrebbero il livello di 97,46, minimo intraday del 30 settembre. Ulteriori cali dovrebbero portare l’indice vicino alla soglia di 97,00, dove il calo potrebbe rallentare. Il massimo di venerdì a 98,42 rappresenta la prima resistenza immediata, seguito dalla SMA a 100 giorni a 98,60. Una volta superata quest’ultima, la quota 99,00 diventa la prossima barriera.”

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