Hong Kong si prepara a diventare la prima giurisdizione in Asia a stabilire regolamenti espliciti che permettono alle compagnie assicurative di investire in criptovalute, secondo un report di Bloomberg.
L’Insurance Authority (IA) di Hong Kong propone nuove regole che canalizzerebbero il capitale delle assicurazioni verso asset digitali, incluse le criptovalute e le stablecoin.
Via libera cauto, non divieto
Secondo la proposta, gli asset crypto avrebbero un rischio del 100%, richiedendo dunque agli assicuratori di accantonare riserve di capitale pari al valore di qualsiasi investimento in crypto. Le stablecoin riceverebbero invece un trattamento differenziato, con un livello di rischio calcolato in base alla valuta fiat a cui sono ancorate.
SponsoredLa proposta sarà oggetto di consultazione pubblica da febbraio fino ad aprile 2025, seguita dalla presentazione al legislatore. Inoltre, la banca centrale de facto di Hong Kong dovrebbe concedere la prima serie di licenze per stablecoin all’inizio del prossimo anno, creando così un ambiente normativo coordinato per l’adozione istituzionale delle crypto.
Il requisito del 100% di rischio potrebbe sembrare restrittivo, ma gli osservatori del settore sottolineano che si tratta di un’approvazione regolamentare e non di un divieto. Il settore assicurativo di Hong Kong ha registrato premi lordi pari a circa 635 miliardi di HK$ (82 miliardi di dollari) nel 2024, distribuiti tra 158 assicuratori autorizzati. Anche solo una piccola parte di questo capitale potrebbe portare significativa liquidità istituzionale nel mercato crypto.
Il quadro normativo prevede anche incentivi di capitale per investimenti in infrastrutture a Hong Kong e nella Cina continentale, in particolare per progetti legati allo sviluppo della Northern Metropolis vicino al confine cinese. Questo suggerisce che le misure sulle crypto fanno parte di un pacchetto politico più ampio pensato per mobilitare capitali privati in linea con le priorità del governo.
Si amplia la divergenza regionale
L’approccio di Hong Kong si distingue rispetto agli altri principali centri finanziari asiatici. Singapore ha vietato l’acquisto di crypto tramite carta di credito e l’utilizzo di incentivi promozionali. Ora richiede agli investitori retail di superare test di consapevolezza del rischio prima di poter fare trading. La Corea del Sud sta gradualmente rimuovendo il divieto istituzionale del 2017, consentendo a enti non profit e aziende quotate di fare trading entro la fine del 2025. Tuttavia, banche e compagnie assicurative restano proibite dal detenere crypto direttamente. Le attuali regole assicurative del Giappone escludono le crypto dagli asset d’investimento ammissibili, anche se una riclassificazione prevista per il 2026 potrebbe aprire la strada a prodotti istituzionali.
Questa differenza posiziona Hong Kong come principale punto di accesso della regione per l’investimento istituzionale in crypto. La città, infatti, ha costruito in modo aggressivo il suo quadro normativo per gli asset digitali, approvando già quest’anno gli ETF su Bitcoin spot ed Ethereum spot.
Cosa c’è oltre le compagnie assicurative
Gli operatori di mercato a Hong Kong seguiranno con attenzione il processo di consultazione per eventuali modifiche ai livelli di rischio richiesto e alle categorie di asset ammissibili. Alcune aziende stanno già facendo pressione per ampliare la copertura includendo una gamma più ampia di progetti infrastrutturali rispetto alle opzioni attuali.
Se adottato come proposto, il modello di Hong Kong potrebbe diventare un esempio per altre autorità di regolamentazione asiatiche che stanno considerando di aprire l’accesso istituzionale alle crypto, accelerando potenzialmente i tempi di adozione nella regione.